Veep | Stagione 4

Pubblicato il da Emanuele Rauco

Veep | Stagione 4

Le serie possono evolversi persino cambiare nel corso della loro vita. Quello che però è successo a Veep - comedy targata HBO, creata da Armando Iannucci sulla scia della sua serie inglese The Thick of It - ha quasi del miracoloso: le vicende della vice-presidente degli USA (splendida Julia Louis Dreyfus) diventata inopinatamente presidente si sono trasformate da satira in riflessione, da serie comica in cui sovrapporre l'umorismo di equivoci e imbarazzi alla politica USA a riflessione in cui quell'imbarazzo è la chiave di lettura per capirla la politica. 

In una stagione tutta centrata sulla corsa elettorale con cui Selina deve confermare con il voto il proprio mandato presidenziale, Veep supera l'analogo House of Cards sul suo stesso campo, quello della riflessione politica, della lettura del reale attraverso i meccanismi democratici: le situazioni in cui i presidenti Meyer e Underwood si trovano sono simili. Ma dove la serie con Kevin Spacey deve uscire fuori da sé per tenere la tensione e l'attenzione, deve costruire intrighi semi-spionistici, drammi personali, tensioni belliche, quella con Dreyfus (e un magnifico cast di comprimari, su tutti il mirabile vice-presidente in pectore Hugh Laurie) invece si rigenera e di continuo dentro la situazione politica, dentro le questioni proprie della democrazie, trovando spunti narrativi e comici - ma non solo - originali: basterebbe pensare all'ultimo episodio della stagione in cui le elezioni presidenziali finiscono in parità, lasciando la palla all'elezione al Parlamento. Per la prima volta nella storia dell'audiovisivo, il 20° emendamento della Costituzione viene nominato, entra a far parte di una storia, diventa il perno di un racconto. E Iannucci, all'ultimo episodio come showrunner, trova una chiave magnifica per poter lanciare lo show verso la 5? stagione

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