Vertigine (Otto Preminger) - ★★★

Pubblicato il da Emanuele Rauco

Vertigine (Otto Preminger) - ★★★

Sebbene lo distingua l'intelligenza dal mero istinto, l'essere umano è a sua volta un animale e come tale agisce, specie se si tratta di corteggiare e sfidare un altro maschio nella conquista della femmina. Di questo parla Vertigine (Laura, da poco restaurato da Lab 80 come anche Femmina folle), classico di Preminger del 1944 tratto da un romanzo di Vera Caspary: di tre uomini che si sfidano per conquistare una donna probabilmente morta (Gene Tierney). Sono un poliziotto virile (Dana Andrews), uno scrittore ricco colto e acido (Clifton Webb) e un avventuriero seducente ma infantile (Vincent Price). 

Un noir che mescola il giallo classico (chi è stato l'assassino? Chi è morto davvero?) all'hard boiled ma che soprattutto è un appassionante gioco psicologico in cui l'intelligenza serve a camuffare un puro balletto di seduzione e tramutarlo in gioco di morte e "resurrezione". Nella perfezione classica della sceneggiatura di Jay Dratler, Samuel Hoffenstein, Elizabeth Reinhardt e non accreditato Ring Lardner jr. e della regia di Preminger il film dice molto di più di quanto non racconti o non faccia vedere diventando una riflessione sull'importanza della componente sessuale e riproduttiva in ogni rapporto, anche il più sofisticato, in cui la psicoanalisi si sublima in suspense (memorabile la sequenza finale, puro neo-gotico americano illuminato ad arte da Lucien Ballard e Joseph LaShelle, vincitori di un Oscar). Dal ricorrere di oggetti simbolici posti in crescendo - la penna, il bastone, il fucile - al fugace sguardo che il poliziotto lancia sorridendone agli attributi dello scrittore, in una delle primissime sequenze, alle allusioni dello stesso scrittore su quanto le misure "contino" per Laura a dispetto dell'intelligenza. E in sottofondo corrono la necrofilia, in anticipo di una decina d'anni su La donna che visse due volte (Vertigo: curioso che il titolo italiano del film di Preminger sia la traduzione di quello originale del film di Hitchcock), e il complesso di Edipo (il rapporto tra la zia di Laura e l'avventuriero). Ma per Preminger non conta l'elucubrazione, ma la precisione comunicativa dell'inquadratura, piena in superficie e in profondità. Come quando nell'interrogatorio a Laura gioca con le luci del terzo grado: come potrebbe un uomo (e non solo, come prova il personaggio della cameriera Bessie) non innamorarsi di una donna come Tierney? Non serve alcuna intelligenza per capirlo. Basta l'istinto animale.

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