Laurence Anyways (Xavier Dolan) - ★★★
Considerato troppo spesso misura dell'immaginario e dell'inestetica televisiva, il primo piano è - o meglio può essere - invece un elemento fortissimo di stile e comunicazione. Xavier Dolan ne è forse il maggior interprete contemporaneo e lo dimostra una volta ancora Laurence Anyways, film datato 2012 ma uscito solo ora in Italia con il titolo Laurence Anyways e il desiderio di una donna, il suo film più amato prima di Mommy e racconto di un uomo che vuole diventare donna e chiede alla sua compagna di accompagnarlo nel difficilissimo processo estetico e psicologico, soprattutto sociale.
Con Mommy, Laurence Anyways condivide non solo l'importanza decisiva del piano ravvicinato sul volto dei personaggi (come anche nel più recente Juste la fin du monde), ma anche la scelta di un'immagine stretta in 4:3 rispetto all'abituale 16:9. In questo modo, l'odissea romanzesca lungo i 10 anni di una coppia, lungo la loro impossibilità di essere o sentirsi normali diventa anche un saggio sulla possibilità espressiva del primo o primissimo piano oltre le convenzioni stilistiche, sull'importanza del personaggio nel cinema contemporaneo, sul contrasto creativo tra un cinema fatto di inquadrature e tagli, colori, scene, costumi e musiche che fanno parte dell'universo personale del regista (qualcuno puù definirlo hipster, peggio per lui) e l'estrema urgenza personale di irrompere con sguardo viscerale sul volto dei suoi attori. Laurence Anyways, oltre a essere molto bello, è anche piuttosto importante per complessità filmica e soprattutto perché è una sorta di film manifesto che utilizza solo le armi dell'espressionismo emotivo, senza strumentalizzazioni o rivendicazioni. E poi ha uno dei finali più belli del decennio, un attore - Melvil Poupaud - perfetto e un'attrice - Suzanne Clément - che la perfezione la supera.