Classifiche di fine anno | I dischi del 2015

Pubblicato il da Emanuele Rauco

Secondo appuntamento con il meglio del 2015. Dopo i libri, tocca ai dischi, ai 12 album più belli ascoltati (non necessariamenti pubblicati) nel 2015. 12, uno per mese. 

Gennaio: Tomorrow's Harvest (Boards of Canada)

 Elettronica piena di malinconia, come la patina che addolcisce l'alba della copertina. Suoni delicati ma sottilmente ossessivi, trame sonore che alla quadratura della composizione, uniscono il gusto del suono. 

Febbraio: The Circle and the Blue door (Purson)

 Il vintage della psichedelia, senza ipocrite inflessioni new, il robusto vigore del rock, la vena sensuale della voce e dei suoni. 

Marzo: Capolavoro! (Musica per bambini)

 Un titolo per nulla fallace: tutta la musica possibile frullata in modo adrenalinico e iperattivo a giochi di parole e tratti di acida irrisione. Tra risata isterica e angoscia.

Aprile: Infestissumam (Ghost B. C.)

 Grande conferma di uno dei gruppi più sulfurei e inventivi della scena "metal": virgolette d'obbligo perché il cuore del black metal è riposto in suoni che spaziano in una forma canzone rock insospettabile. 

Maggio: Rapsodia satanica (Giardini di Mirò)

 Suite strumentale dalle atmosfere conturbanti, dall'alta perizia esecutiva e dall'orecchio acuti per toni e timbri. Un gruppo che è un'assoluta garanzia. 

Giugno: Il cammino di Santiago in taxi vol. 3 (Brunori SAS)

 Uno dei migliori cantatuori italiani nella sua prova più matura: musica sempre in forze, testi sciolti e idee vincenti, una capacità di comunicare sentimenti spesso trascinante. 

Luglio: Musique de film immaginé (The Brian Jonestown Massacre)

Rivelazione dell'anno: non il gruppo, sia chiaro, ma la loro capacità di immaginare tappeti sonori, melodie e atmosfere ispirate alla Nouvell vague e al cinema europeo con grazia e padronanza assolute. 

Agosto: Benji (Sun Kil Moon)

 Prima che Sorrentino lo rendesse "mainstream", Kozelek e il suo gruppo di riferimento sfornano un disco di canzoni belle, di testi accorati e suoni che invece sanno aprirsi a nuovi soli e luci. 

Settembre: Everyday Robots (Damon Albarn)

 Tra le cose più lucenti e malinconiche dell'intero anno: canzoni e suoni di grande potere e dolente soltiduine. Più che una raccolta di canzoni, lo scandaglio di un'anima che è bello conoscere. 

Ottobre: Inferno (Marty Friedman)

 Il disco metal dell'anno : non solo un chitarrista pazzesco, ma un chitarrista al servizio di canzoni poderose, di collaborazioni sorprendenti, di un'idea di metal che fa bene al genere. 

Novembre: The Epic (Kamasi Washington)

 Il disco dell'anno: jazz superbo che sfocia in funk, in psichedelia black, in fiati come archi e come pugnali. Capolavoro.

Dicembre: White Devil Armory (Overkill)

 Come facciano dopo 30 anni a sfornare ancora assalti sonori di questa potenza è un magnifico mistero: riffing potentissimo, sezione ritmica da paura, un fiume in piena in cui si gode esservi gettati

Canzone dell'anno: Glacier, nella versione con Sinead O' Connor contenuta in Gets Schooled (John Grant)

Ecco la playlist con i migliori brani da questi dischi. 

 

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