Crazy Horse (Frederick Wiseman)
Che sia il più grande documentarista vivente è pacifico. Che il suo metodo sia ormai leggendario ed esemplare anche. Frederick Wiseman entra nei luoghi e nei contesti che decide di indagare e non costruisce discorsi, ma li lascia fluire dalle sue riprese, dal suo montaggio. In Crazy Horse, l'ultimo film dell'83enne regista americano, prosegue la scia del suo ultimo periodo, quello di entrare nei luoghi dell'arte e lo spettacolo (una palestra di boxe, una compagnia di balletto) per svelarne i meccanismi e i lati umani.
E' chiaro che il valore specifico dei film non diepnde dal loro spessore sociale, ma lo è altrettanto che parlare di ballerine di nudo chic e dei centri per la prevenzione delle violenze domestiche non è la stessa cosa. Perciò, anche se all'apparenza lo stile è lo stesso, in Crazy Horse Wiseman più che incidere nel contesto lo accarezza, se ne lascia trasportare e sedurre, rendendo allo stesso tempo il tempio dell'erotismo europeo un vero e proprio luogo di creazione culturale, raccontande le figure umane e professionale che lo popolano e animano. Seducente, ipnotico, a tratti a rischio conciliazione (e pubblicità), ma dal fascino che non cede.