L'anno scorso a Marienbad (L'année dernière à Marienbad, Alain Resnais, 1961) #Venezia75
Shining forse parte da L'anno scorso a Marienbad: l'albergo come luogo di spettri e memorie, i corridoi come gabbia, la geometria dei giardini come impossibile via di fuga, il qui e ora che si apre alle infinite possibilità dell'altrove. Un uomo e una donna si incontrano in quell'albergo dopo un anno: lui si ricorda tutto della prima volta, lei nulla. Ma quel ricordo è reale?
Resnais prova l'improbo compito di mostrare i meccanismi della memoria e il loro inconsistente legame col reale, lo scarto tra razionale e irrazionale, attraverso un cinema astratto, rarefatto, coreografato come un carillon sul quale le figure si muovono come i ricordi, che si apre e si chiude in un teatro e che della rappresentazione artistica come chiave di lettura del mondo fa il suo credo: le nouveau théatre e le nouveau roman (lo sceneggiatore Alain Robbe-Grillet ne era uno dei massimi esponenti) coevi, le sperimentazioni sulla narrazione e l'anti-narrazione, sui dispositivi di messinscena. Resnais amalgama tutto da compositore e direttore d'orchestra affidandosi al genio di esecutori che andrebbero in questo caso menzionati come co-autori, specie Sacha Vierney alla fotografia e Henri Colpi e Jasmine Chasney al montaggio. Un film estremista, forse datato, ma capace di trasmettere il fascino eterno di un'icona.