Man in the Dark (Don't Breathe, Fede Alvarez, 2016)
Alvarez evidentemente si trova bene negli spazi chiusi, a gestire la suspense e la tensione dentro quatto mura: Man in the Dark si svolge come il remake di La casa dentro un'abitazione da cui è impossibile uscire. Niente demoni ma un ex-militare d'élite cieco che tiene in ostaggio i tre ragazzi che stanno cercando di derubarlo.
Dall'horror, il regista si sposta verso il puro thriller di cui calca le questioni ambientali: come in Furia cieca, il protagonista è un cieco dai sensi molto sensibili e quindi Alvarez ne restituisce le sensazioni giocando su una notevole fotografia buia (di Pedro Luque) e amplificando a dismisura le percezioni sensoriali, i suoni e rumori e il senso dello spazio che da essi deriva. Messinscena sicura e tensione soddisfacente, scrittura che tra avidità e deviazioni belliche evita il manicheismo: fino a che la sceneggiatura, in debito di ossigeno dentro un meccanismo un po' ripetitivo, deve introdurre una svolta horror sgradevole e fuori luogo che il regista non sa gestire e trasforma un buon film di genere in un'operazione piuttosto discutibile. Che comunque, conferma un talento sicuro che si spera Hollywood non rovini.
Voto: ✶✶