Rogue One vs Il risveglio della forza o del perché lo spin-off è più passatista e nostalgico di Episodio 7
Quando un anno fa uscì Il risveglio della Forza, i fan di Guerre Stellari accorsero in sala in massa trasformando il film - 7° della saga (voto: ✶✶✶)- nel terzo maggiore incasso della storia, ma allo stesso tempo si lamentarono del film perché "troppo uguale" al capostipite Una nuova speranza (Episodio IV), troppo nostalgicamente per fan e poco inventivo. Quando meno di una settimana fa è uscito Rogue One, spin-off della serie cinematografica (voto: ✶✶) legato agli eventi che precedono proprio Episodio IV, i fan sono impazziti di gioia festeggiando la ritrovata creatività del franchise e la ricerca di nuove strade espressive. Ma il motivo del successo critico e tra i fan, forse, è da ricercare proprio nella più sottile ma decisa vena passatista del nuovo film.
Non parlo del lato narrativo o della trama di Rogue One - che racconta la missione di un gruppo di ribelli per rubare i piani della Morte Nera in fase di costruzione - che comunque assembla personaggi ed eventi canonizzati da Lucas e soci lungo romanzi, fumetti e altro (ecco una guida per coglierli tutti) senza inventare nulla, ma della sua componente cinematografica. E' evidente, anzi fa esplicitamente parte del gioco, che lo scheletro di Il risveglio della Forza sia un calco di quello di Una nuova speranza, perché l'obiettivo di J. J. Abrams e di LucasFilm/Disney è quello di far tornare il pubblico di fan ad affezionarsi alla saga permettendo a un nuovo pubblico più giovane di poter abbracciare la loro personale trilogia. Per cui una strategia narrativa perfetta e rodatissima e una reinvenzione visiva e cinematografica che tenesse conto delle nuove frontiere dello spettacolo e dei nuovi limiti (nel senso di confini) dell'immaginario degli anni '10 del 21° secolo. Un remake in un certo senso che però utilizza certi schemi per parlare al pubblico di oggi, che reimmagina e rilancia con la scaltrezza produttiva di chi conosce il cinema e lo spettatore che vuole essere rassicurato e meravigliato, essendo diventato il cinema blockbuster un kintergarten miliardario.
Gareth Edwards - e con lui Tony Gilroy che ha girato e rimontato buona parte del film - ha invece optato per un tono diverso, più "adulto" e vagamente cupo, guardando al cinema di guerra (Quella sporca dozzina, Il grande Uno rosso, La croce di ferro), all'eredità di Aldrich e Peckinpah, per sfruttare pienamente una mitologia e un immaginario già esistenti (questo sarà il compito dei futuri spin-off dedicati a Boba Fett e Han Solo da giovane), utilizzando effetti speciali all'avanguardia in grado di far sembrare moderno un linguaggio filmico che invece è pienamente quello di Episodio V e VI (datati 1980 e 1983). Se da un lato Abrams cerca di dare nuova forma a sostanze già note, Edwards spreme al massimo della potenzialità la vecchia forma - la fotografia mimetica di Greig Fraser che ricalca la grana della vecchia trilogia, soprattutto nel finale, immagini e brevi scene di raccordo prese da Episodio IV, per non dire di scenografie, costumi e tecnologia, che oggi sa di steampunk - nel tentativo di regalare nuovi sapori a una sostanza datata come il sacrificio, il potere del Male, la distruzione di massa (che guarda più a Deep Impact che non alla cronaca bellica contemporanea). Dei due nuovi Star Wars è Rogue One quello passatista e retromaniaco perché anziché pensare al presente partendo dal passato, guarda il passato semplicemente spostandosi di lato ma restando sullo stesso piano, senza superarlo e rileggerlo, cercando di arricchirlo, mai di ampliarlo. Edwards punta a far sembrare il film il prodotto di un 1980 alternativo, anche nei riferimenti "cinefili". Ecco perché i fan ne escono più soddisfatti che mai: in questo film, il tempo non è mai passato, la vecchiaia e la morte si possono sconfiggere a colpi di CGI. Alla faccia (vecchia) di Harrison Ford e Carrie Fisher.