Quando hai 17 anni (André Techiné, 2016)
La solitudine è una questione di spazi. Lo sa bene e lo mette ottimamente in scena Techiné in Quando hai 17 anni che racconta la storia di due adolescenti comuni e quindi comunemente problematici che devono cominciare a rapportarsi l'uno all'altro dopo essersi odiati: due adolescenze a confronto, ma un unico percorso per crescere, se non proprio per diventare adulti.
Techiné sa raccontare il fermento complicato del cambiare pelle, del cambiare identità, senza eccessi estetizzanti (per esempio, come in Moonlight di Jenkins che ha aperto la Festa del cinema di Roma) ma lavorando sulla violenza come punto di contatto, di sfogo, come cardine istintivo di formazione e - per contrasto - giocare con il rapporto filmico tra le figure e gli spazi, così come i luoghi (la montagna, la neve, la fattoria e la casa, oppure la scuola e l'ospedale) e i rumori. Elementi materiali che Techiné convoglia in un racconto mai psicologico ma emotivo, più sensuale (in senso lato) che sentimentale. L'omosessualità o la discendenza genetica non sono temi, sono dati, sono elementi naturali: Quando hai 17 anni li tratta giustamente come tali e giustamente, coerentemente va in difficoltà - narrativa e stilistica - quando deve staccarsi dai ragazzi e allargarsi ai genitori. Ma sono difetti minori di un film che sa tracciare ed empatizzare.
Voto: ★★½