Profumo di donna (Dino Risi, 1974) #VeneziaClassici
Per un regista come Dino Risi che ha solcato la storia italiana e il suo costume, che ha squadrato la società, è curioso - niente affatto strano - che il suo più grande successo internazionale (César, premi a Cannes, nomination agli Oscar) sia un film in cui trionfano i personaggi lasciando il contesto in ombra. Ma in Profumo di donna c'è un'aderenza stilistica ai personaggi, a quel personaggio gigantesco interpretato da Vittorio Gassman, che lo rende di grande interesse - nonostante vada ammesso che sia invecchiato un po' peggio rispetto ad altri film di Risi.
Se di primo acchito vive di una contraddizione formale - esterni di grande luce e interni vitali contro il buio in cui vive, anche internamente, il protagonista -, il film di Risi segue con costanza l'egocentrismo vagamente auto-distruttivo di Fausto e si concentra solo su di lui, non vedendo, forse non volendo vedere un mondo sullo sfondo che cambiava. Forse Profumo di donna è un film superficiale come lo è il protagonista, ma al suo pari sottilmente tragico come chi nega la propria condizione volendo farsi credere altro. Esattamente come fa Risi con il suo film: fatto di battute, scherzi, atmosfera quasi picaresca, un inarrivabile istrione e un finale un po' accomodante, che finge di non vedere il mondo che gli sta intorno, l'Italia che percorre. Ma che la sente bene, anche se non lo fa notare.