Le sorelle perfette (Jason Moore) - ★★

Pubblicato il da Emanuele Rauco

Le sorelle perfette (Jason Moore) - ★★

Torno su un punto interessante che la critica a volte perde di vista e che il mesto cinema ferragostano porta a notare di più: come poter fare qualcosa di interessante all'interno di un cinema in tutto e per tutto convenzionale e industriale, commerciale e conforme. Se hai budget multimilionari è quasi facile, se di milioni ne hai 30 e un copione poco stimolante no: Jason Moore in Le sorelle perfette (Sisters) sfrutta in primis il talento e il carisma delle due protagoniste Tina Fey ed Amy Poehler che interpretano due sorelle dai caratteri opposti che decidono di salutare la casa della loro infanzia messa in vendita con una festa devastante in cui invertire i loro ruoli tradizionali. 

Fey (anche produttrice) e Poehler (Produttrice esecutiva) hanno la prima bella idea nell'assoldare la sceneggiatrice Paula Pell, storica autrice del Saturday Night Live - fucina da dove le due protagonista vengono - e capace di creare situazioni, scene e gag per esaltare la capacità comica delle due mescolando in modo sapiente le esigenze commerciali della produzione e distribuzione di una commedia familiare da far uscire in periodo natalizio (e il film li ha ripagati incassando nel mondo più del triplo del costo) e il gusto delirante di un umorismo prossimo al demenziale che possa catturare un pubblico più smaliziato. E così se il primo atto ricorda per toni le comedy tv con cui sono diventate popolari nel mondo - 30 Rock o Park and Recreations - e il terzo riconcilia personaggi e legami, fortunatamente senza melassa, la parte centrale quella della festa riesce a giocare di accumulo, a serrare il ritmo in modo molto deciso, a sfidare le esigenze dei diversi target con elementi sessuali e catastrofici a deviare di continuo dai presupposti bonari. E Moore, mestierante del piccolo schermo a suo agio con i meccanismi della risata, mette in scena con cura e competenza usando la durata e l'ampiezza dell'inquadratura per esaltare gli interpreti. Il segreto di una commedia, forse, quello dell'apparente invisibilità.  

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