El abrazo de la serpiente (Ciro Guerra) - ★★½

Pubblicato il da Emanuele Rauco

El abrazo de la serpiente (Ciro Guerra) - ★★½

L'unica sequenza a colori di El abrazo de la serpiente è un breve trip psichedelico ispirato ai motivi dell'arte incas e azteca, una rinascita kubrickianamente intesa. E il resto del film, avventura amazzonica in cui uno sciamano sopravvissuto allo sterminio dei conquistadores scorta a distanza di 40 anni due scienziati e ricercatori alla scoperta di una pianta sacra, è intriso dello spirito di Herzog nel mostrare la Storia come atroce follia ed ebbrezza di vita. Non si può dire che al regista colombiano manchi l'ambizione e di sicuro non gli manca il talento.

Ciro Guerra, al terzo film, prende personaggi realmente esistiti e situazioni ampiamente storicizzate anche dal cinema e le asciuga da ogni terzomondismo vetusto, rivestendole di spiritualità, della ricerca dell'assoluto vista da diversi punti di vista (per esempio, come l'assoluto muore quando si correla al potere, come nel caso della cristianità) e descrive un conflitto tra cultura e spirito come uno scontro al contempo intimo ed epico. Temi enormi che Guerra controlla senza enfasi, con un compiacimento estetico forse alto, ma anche con originalità e una forza stilistica in cui la lenta discesa nel delirio (straziante la richiesta di morte dell'indio mutilato) è accompagnato in modo adeguato e suadente. 

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