The Deep Blue Sea | Terence Davies

Pubblicato il da Emanuele Rauco

The Deep Blue Sea | Terence Davies

Com'è crudele Terence Davies. Ci racconta una storia d'amore di quelle palpitanti, figlie del mélo migliore, fatta di triangoli, conflitti di classe, passioni, ma la racconta scavando nel grumo di rancori e rimpianti che ogni vita porta con sé. Cogliendo delle relazioni raccontate solo l'agonia, letterale, dato che The Deep Blue Sea parte con un tentato suicidio. Da qui si dipana un giorno in cui Rachel Weisz ricorda cosa l'ha portata a quel punto, il marito giudice composto e affettuoso e il reduce di guerra appassionato e non troppo affidabile (Tom Hiddleston). Passioni e riflessioni su cui cercare di ricostruire un proprio presente.

La dinamica passato/presente è al centro tanto del melodramma inglese (La fine di una storia di Neil Jordan) quanto del cinema di Davies, così come l'insistito e ostinato spirito britannico del suo cinema. E qui Davies, chiuso quasi sempre dentro la casa della coppia clandestina, intesse il suo flusso di ricordi e sensazioni con i silenzi dei suoi personaggi, con l'incessante musica di Samuel Barber che funge da fiume carsico indispensabile, le canzoni che riannodano i fili dell'esperienza e dell'emozione (splendida la scena in metropolitana), con la macchina da presa che mi muove lenta, agile, insinuante tra vita e memoria. Un film di passioni che esplodono solo fuori campo, che non sublimano mai lo spettatore, che descrivono i malesseri sottesi che rovinanol'amore. E' questa la sottile crudeltà di Davies. E la forte bellezza del suo film.

 

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