Loin de mon père | Cannes 2014
Non c'è un festival se non c'è un film scandalo. Ma non un film con donne semplicemente nude, ma un film con un tema morboso e raccapricciante, per esempio l'incesto. Che è il tema di questo festival. Se Cronenberg in Maps to the Stars lo tratta con la lucidità consueta, Karen Yedaya invece fa l'opposto e con Loin de mon père (Lontano da mio padre, al Certain regard del Festival di Cannes) mette in scena il perfetto e insopportabile manuale del film scandalo da festival.
Tema scabroso che fa parlare i giornali, violenza odiosa girata con stile compiaciuto, ricatti emotivi, regia che tratta lo spettatore come il cane di Pavlov, che lo maltratta e poi gli dà il contentino, che lo inganna facendogli vedere aperture narrative e poi lo umilia in ogni modo, costringendolo a vedere immagini insostenibili. Si può obiettare che è un modo per empatizzare con il personaggio, che Yedaya voglia far sentire il percorso emotivo. Ma rispetto ai film di Haneke o Von Trier, che utilizzano approcci simili, manca del tutto la profondità del discorso, lo spessore intimo o quello cinematografico, la consapevolezza. Gli manca lo stile, la riflessione su come si voglia trattare il tema che qui impone la sua dittatura totalizzante mangiandosi il resto del film. Ed è il primo ricatto, a monte: è un film sull'incesto, mica penserai di parlarne male?