Loin de mon père | Cannes 2014

Pubblicato il da Emanuele Rauco

Non c'è un festival se non c'è un film scandalo. Ma non un film con donne semplicemente nude, ma un film con un tema morboso e raccapricciante, per esempio l'incesto. Che è il tema di questo festival. Se Cronenberg in Maps to the Stars lo tratta con la lucidità consueta, Karen Yedaya invece fa l'opposto e con Loin de mon père (Lontano da mio padre, al Certain regard del Festival di Cannes) mette in scena il perfetto e insopportabile manuale del film scandalo da festival. 

Tema scabroso che fa parlare i giornali, violenza odiosa girata con stile compiaciuto, ricatti emotivi, regia che tratta lo spettatore come il cane di Pavlov, che lo maltratta e poi gli dà il contentino, che lo inganna facendogli vedere aperture narrative e poi lo umilia in ogni modo, costringendolo a vedere immagini insostenibili. Si può obiettare che è un modo per empatizzare con il personaggio, che Yedaya voglia far sentire il percorso emotivo. Ma rispetto ai film di Haneke o Von Trier, che utilizzano approcci simili, manca del tutto la profondità del discorso, lo spessore intimo o quello cinematografico, la consapevolezza. Gli manca lo stile, la riflessione su come si voglia trattare il tema che qui impone la sua dittatura totalizzante mangiandosi il resto del film. Ed è il primo ricatto, a monte: è un film sull'incesto, mica penserai di parlarne male?

Loin de mon père | Cannes 2014

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